Leggo e rileggo il Tao Te Ching da più di trent'anni e lo faccio normalmente nelle uniche tre lingue che conosco davvero. Poi all'improvviso, all'ennesima sportiva rilettura in lingua giapponese, per qualche motivo le varie versioni in italiano e inglese non riverberavano più nella mia testa, e proprio lì, nella prima laconica pagina del libro - dove per tradizione manualistica orientale in realtà tutto è riassunto - non ho più trovato quella asperità traduttiva (forse solo tutta occidentale?) che del Tao normalmente eleva - di poco - il femminile e di contro opprime - dello stesso poco - il maschile.
Non c'è.
Fornisco qui il primo capitolo del Tao Te Ching ritradotto da me, che finalmente riporta il mio Tao in equilibrio, prosciogliendo da ogni accusa i concetti di "desiderio e intenzione" e raspando via termini negativi quali "confini e limiti".
名づけうる名は名そのものではない。
名づけえないものが天地の始まりであり、
名づけうるものは万物の母である。
だから、意図をもたない者が「道」に驚き、
意図ある者はそのあらわれた結果しか見れない。
この二つは同じものである。
これらがあらわれて以来、名を異にする。
この同じものは神秘と呼ばれ、
神秘から神秘へとあらゆる驚きの入口となる。
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La Via di cui si può parlare non è la vera Via.
I nomi che si possono nominare non sono i nomi originali.
Le cose che non si possono nominare sono all'origine del Mondo.
Le cose che si possono nominare sono l'origine di tutte le cose nel Mondo.
Da quando sono comparse, queste due cose hanno nomi diversi, ma sono in realtà la stessa cosa.
Questa