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Il diritto di restare in silenzio
Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te. Ma ciò che farai non conta.
3 Months ago
Media Credits: Kristina Flour 

È da molto che lamento solitudine intellettuale, è da molto che lamento pacche amichevoli che mi invitano a lasciar perdere, a togliere occasione, a non sprecare fiato, carta, digitazioni inutili.

Non saprei più ben dire se io faccia ancora parte di una schiera di intellettuali, se lo sia mai davvero stato o se abbia ancora la possibilità di esserlo. Tante cose non mi tornano più - da quando nulla più rimbalza o riflette in questa nuova meta-sfera linguistica e globale che sembra aspirare tutto senza più restituire.

Mi affascina ormai da anni il silenzio di una certa schiera intellettuale, che ricordo essere stata ben presente e attiva fino a una ventina di anni fa.

Tutto ciò di intellettuale (e spesso anche interessante) che posso reperire oggi proviene da schiere intellettuali minori che nel frattempo sembrano aver guadagnato terreno e visibilità, ma non rappresentano il mio pensiero, la mia cultura, la mia... guardia.

E allora mi domando: coloro che sono da anni silenti... Mi hanno abbandonato o si sono essi stessi lasciati andare? Hanno gettato la spugna?

Oppure hanno forse optato - saggiamente - per un silenzio strategico? È in atto una sorta di auto-protezione corporativa che io ho mancato di percepire e mettere in atto?
Perché in effetti comincia a sfiorare anche a me l'idea che potrebbe davvero convenire votarsi al silenzio più totale, convincersi che - non solo esprimersi sia oggigiorno ormai inutile ma - potrebbe presto diventare necessario scomparire per esistere e operare davvero nel mondo che davvero conta.



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