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Olympus DEI
3 Months ago

L'agenda - divisiva e imperante - di inclusione forzata, calzata a forza anche sui campi, i ring, i tatami delle Olimpiadi parigine del 2024, sembra accelerare il suo programma di caoticizzazione del senso comune.

È già da molto che i rappresentati storici del movimento LGB - quello antico - sembrano timidamente scalciare per suggerire al loro comparto di sottrarsi agli eccessi dell'agenda allargata TQIA+, che ha evidentemente preso una piega antipatica e antisociale.

Il popolo "minuto e normale" si percepisce naturalmente e direttamente attaccato. Esso è in effetti il vero obbiettivo dell'attacco. Nessuno sta davvero supportando "i diversi, gli ineguali e gli esclusi", come meriterebbero.

Esistono molti altri modi per includere i diversi nella società, senza causare diverbi e tensioni futili.
Eppure chi dirige l'agenda D.E.I. sembra voglia arrivare a creare squadre (simbolicamente sportive, demograficamente sociali) composte da uomini e donne - in inferiorità politica - contro "non-uomini e non-donne" in forte vantaggio politico.

Ma quanto durerà questa... stampella?


Questa agenda "Woke" è chiaramente iniziata dal comparto dell'Arte (che da secoli gode giustamente di grosse libertà espressive, sempre gestite con maestria), per similitudine espressiva si è fortificata negli ultimi decenni con i mass-media e le loro costose e tentacolari produzioni, ha attecchito nelle accademie dove l'apertura mentale (che oggi possiamo definire "una certa divaricata sguaiatezza cerebrale") è direttamente collegata con il falso status della docenza, a sua volta debolmente cucito alla promessa di un posto fisso a una cattedra fessa), è debordato nei social network, macchiando indelebilmente l'intelligenza di Internet, risalendo - in sordide tubature fuor di ogni giurisdizione nazionale - in modalità benvenuta e controllata alle corporazioni private - globali e consorelle - che tengono in ostaggio i popoli e i loro parlamenti a suon di buste paga.


Questo indecente spettacolo delle Olimpiadi parigine, dove nulla è stato lasciato al caso, errori grossolani compresi, è certamente un assaggio intermedio in direzione di un gran finale di là da venire ma molto da temere.

Ma c'è un ma.

Dovesse la popolazione minuta averne davvero abbastanza, insorgere a suo modo, e ottenere un rallentamento dell'agenda, o magari la sua sospensione, l'unico modo per includere esseri umani dalla sessualità ambigua, interessata, mendace, in manifestazioni collettive (sportive o meno che siano) sarebbe quello di istituire una manifestazione ad hoc.

Nel caso delle Olimpiadi sarebbe bellissimo avere le Trans-Olimpiadi. E sono certo che supererebbero di gran lunga, per interesse e share televisivo, le Olimpiadi classiche (uomo-donna) e le Para-Olimpiadi.

Ma è ovvio che questa banale soluzione non è di interesse per chi impera dall'alto, proprio perché non causerebbe confusione sociale.



Pur di supportare questo circo equestre fuori controllo, Lesbighe, Gay e Bisessuali - di fine intelligenza, quelli veri, che tanto hanno combattuto per liberarsi dallo stigma ottuso e ottocentesco della "malattia o del vizietto", saranno d'accordo a farsi riappiattire tra i ranghi di uomini e donne malati?

Saranno felici di esporsi in parata e con orgoglio in zone chiuse, create appositamente per loro? I disabili certamente lo sono! e manifestano il loro orgoglio sportivo e la celebrazione della loro vita senza - mi sembra - accanirsi su chi le gambe le ha, su chi ha la vista da falco, e via dicendo.

O preferiranno - LGB - tornare a chiudersi nei loro armadi, e nascondere i loro cuori, pur di non partecipare alla distruzione dell'intero ambiente sociale ospitante, pur di non lasciarsi trascinare in ciò che - ormai è chiaro - è un'agenda indistintamente anti-umana, di annichilimento totale, che ha preso in ostaggio (e spesso mutila) persone dove non è la sessualità a essere in dubbio bensì la loro integrità mentale?

È del resto ovvio che coloro che finanziano, spingono, impongono tale agenda sono tutto fuorché... diversi. E nel caso lo fossero non lo direbbero mai.



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