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Kramer contro Kramer
Lo Stato è assente? Oppure - semplicemente - ci odia?
3 Months ago
2 Min Media Credits: ANSA 

L'Occidente moderno e progressista è assillato da problemi ambientali e sociali - percepibili nell'immediato quotidiano; problemi che nascono principalmente da una sorta di "sciopero morale".

Questo sciopero morale, contro qualcuno o qualcosa, è semplicemente inaudito. È lo Stato (dei cosi) contro lo Stato (delle cose).

"Cosa sia lo Stato", o "chi sia lo Stato", è anche una questione farlocca.

Lo Stato può continuare a:

- rivelarsi un soggetto collettivo, diffuso, imprendibile e latitante per natura, oppure

- si rivela essere una proiezione idealizzata e "olografica" del cittadino stesso, e dunque ogni possibile sfacelo è tutta colpa del cittadino singolo, motivo per cui nessuno decide di... costituirsi, prendersi micro-responsabilità, rimboccarsi le maniche.
Di fatto, la malapolitica, l'inciviltà, la criminalità, la sporcizia e la mancanza di decoro, l'approssimazione al negativo e tutti gli altri terribili e diffusissimi fenomeni che sia possibile elencare, e che flagellano le nostre regioni, città, quartieri, famiglie e probabilmente anche gli inconsci, sono il semplicissimo risultato di una pura politica di auto-odio.

E per "politica" non intendo quella sportivamente narrata dai giornali bensì la "polis della pluralità". Noi.

Noi ci odiamo. Singolarmente, reciprocamente e in ogni altra possibile configurazione.

Altra spiegazione non ne trovo.

Perché mi è ormai chiaro che tutti i sistemi naturali all'opera su questo pianeta, in assenza di "gravità affettiva", cioè al netto di una diretta pratica (perfino) di amore o soprattutto di odio, tendono comunque a migliorarsi, evolvere, correggersi, in virtù proprio della diffusa pluralità del fenomeno.

In un sistema in equilibrio, anche quando nessuno si assume una responsabilità, o nessuno si assume un governo, gli ambienti e i consorzi si autogovernano secondo leggi naturali evolutive, distribuite sui partecipanti.

Ma come spiegare la tendenza al ribasso di molte istituzioni occidentali? E per "istituzioni" intendo semplicemente: la cura di sé, il minuto mantenimento delle cose, l'amor proprio, vedersi proiettati nell'arco evolutivo comune, incastonati in un futuro di maturo splendore, da consegnare ai posteri?

Mi è evidente, ora, che sia i cittadini che i loro fasulli amministratori, sono tutti impegnati nella distruzione del disegno e delle dinamiche naturali.

Lo Stato non è assente, lo Stato è presentissimo, ci odia e si odia.

I frutti del suo governo (nazionale, regionale, provinciale, cittadino e rionale) provengono da un precisissimo governo d'odio.

Nelle campagne del mondo moderno, dove non si sia raggiunto questo eccesso di velenosità, e dove dunque resiste una civilizzazione ottocentesca, fortunosamente obsoleta e anacronistica (poche strade, pochi negozi, molta natura) tutto sembra ancora mantenersi in una forma accettabile, naturale, ideale.

Poco uomo, poco odio.

L'uomo e la sua natura convivono, danni e malanni locali sono pochi e rari, e il sistema immunitario del sistema civico riesce a farsi carico della soluzione dei problemi, appena si presentano, attraverso l'intervento - spesso automatico - delle sue cellule, i cittadini stessi.

Non vi è distanza di sorta tra il primo e l'ultimo cittadino, dunque ciò che può fare il sindaco lo può fare l'ultimo: raccogliere un rifiuto, cancellare un graffito, pulire una statua, curare un'aiuola. In un tale sistema non c'è reale necessità di burocrazia o sovrastrutture.

Le grandi città d'Occidente sono ormai tutte in una morsa suicidaria.



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