Ma quando invece ci si ritira in ciò che è chiamata “la primazia delle esperienze non-mediate”, le regole, i modelli normalmente passatici dalla scienza o dal senso comune, si rivelano completamente inadeguati, e per sperimentare ciò basta solo porsi in un periodo di solitudine e raccoglimento, magari nella natura, oppure lo possiamo sperimentare quando attraversiamo un periodo veramente difficile o quando ci troviamo in circostanze inaspettatamente aliene… ed è poi come se una specie di membrana, normalmente posta tra l’ego e… qualche altra cosa – che possiamo chiamare angelo custode, inconscio jungiano, dimensione superiore – e beh, questa membrana metaforica si assottiglia, il mondo ci sembra perdere la sua… mondanità, e oggetti normalmente percepiti da noi come appunto “mondani” sembrano caricarsi di energia psichica anch’essi, diventano vettori di inaspettato significato…
A un livello più basso di questa questione, questo fenomeno non è nulla di particolarmente eclatante, è una generalizzata apertura del mondo a noi, e viceversa; è come se tutto si rivelasse per ciò che è: sempre e normalmente imbevuto di significato. Quell’albero, quella persona, il suo cordiale saluto, quella conversazione, tutto è intriso di un debito di significato da restituire...
Ma questo fenomeno può, in un certo senso, anche aggravarsi, quando si scende a livelli più profondi di introspezione e di indagine della nostra relazione con l’esteriore: questa generale “significanza”, che fino a poco fa ci sembrava ammiccare da tutte le cose può concrescere, condensarsi, e simultaneamente il mondo può sembrare come dissolversi in un’unica corale intelligenza animata.
A questo punto, se calarsi a un tale livello non è stata una scelta cosciente, chiunque sarebbe molto preoccupato per la propria salute mentale. E se non lo siamo per conto nostro, lo saranno per noi i nostri amici, perché la nostra realtà ora è “aumentata”, e noi esclamiamo estatici che i fiumi ci parlano, gli alberi ci sussurrano…
Ciò che accade è proprio appunto il recupero del significato, preminente e pregnante in Natura ma che noi per qualche motivo blocchiamo, ma è un significato così loquace da articolare i suoi messaggi perfino nella nostra lingua. Ma poi accade che rocce o alberi parlanti vengano definiti “patologie”, in un gergo tecnico, qualcosa come: “paziente dall’ego gravemente ridotto, a rischio di totale sottomissione a opera di materiale disorganizzato dell’inconscio”… O qualcosa del genere…
Ma ciò che accade veramente è che chi sta avendo una simile esperienza, sta magari per la prima volta nella sua vita incontrando il forte significato residente la realtà, senza il costante compromesso e il pressante condizionamento culturali che normalmente negano e sanzionano questo Significato.